domenica 14 febbraio 2010

poesie e brevi racconti dedicati a animali

6 commenti:

  1. A le gatte de lo spedale di S. Anna (*) di Torquato Tasso


    Come ne l'ocean, s'oscura e 'nfesta
    procella il rende torbido e sonante,
    a le stelle onde il polo è fiammeggiante
    stanco nocchier di notte alza la testa,

    così io mi volgo, o bella gatta, in questa
    fortuna avversa a le tue luci sante,
    e mi sembra due stelle aver davante
    che tramontana sian ne la tempesta.

    Veggio un'altra gattina, e veder parmi
    l'Orsa maggior con la minore: o gatte,
    lucerne del mio studio, o gatte amate,

    Se Dio vi guadi da le bastonate,
    se 'l ciel voi pasca di carne e di latte,
    fatemi luce a scriver questi carmi.

    ______________
    (*) Santa Anna era un ospedale-carcere
    di Ferrara dove il Tasso fu rinchiuso dagli
    Estensi per 7 anni come pazzo.

    Cortesemente segnalata da Alessandra

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  2. Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
    ritira le unghie nelle zampe,
    lasciami sprofondare nei tuoi occhi
    in cui l'agata si mescola al metallo.

    Quando le mie dita carezzano a piacere
    la tua testa e il tuo dorso elastico e la mia mano
    s'inebria del piacere di palpare il tuo corpo elettrizzato,
    vedo in ispirito la mia donna.

    Il suo sguardo, profondo e freddo come il tuo, amabile bestia,
    taglia e fende simile a un dardo, e dai piedi alla testa
    un'aria sottile, un temibile profumo
    ondeggiano intorno al suo corpo bruno.
    Charles Baudelaire Il gatto"

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  3. Ode al gatto di Pablo Neruda
    Gli animali furono
    imperfetti, lunghi
    di coda, plumbei
    di testa.
    Piano piano si misero
    in ordine,
    divennero paesaggio,
    acquistarono nèi, grazia, volo.
    Il gatto,
    soltanto il gatto
    apparve completo
    e orgoglioso:
    nacque completamente rifinito,
    cammina solo e sa quello che vuole.

    L'uomo vuol essere pesce e uccello,
    il serpente vorrebbe avere le ali,
    il cane è un leone spaesato,
    l'ingegnere vuol essere poeta,
    la mosca studia per rondine,
    il poeta cerca di imitare la mosca,
    ma il gatto
    vuole essere solo gatto
    ed ogni gatto è gatto
    dai baffi alla coda,
    dal fiuto al topo vivo,
    dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.

    Non c'è unità
    come la sua,
    non hanno
    la luna o il fiore
    una tale coesione:
    è una sola cosa
    come il sole o il topazio,
    e l'elastica linea del suo corpo,
    salda e sottile, è come
    la linea della prua di una nave.
    I suoi occhi gialli
    hanno lasciato una sola
    fessura
    per gettarvi le monete della notte.

    Oh piccolo
    imperatore senz'orbe,
    conquistatore senza patria,
    minima tigre da salotto, nuziale
    sultano del cielo
    delle tegole erotiche,
    il vento dell'amore
    all'aria aperta
    reclami
    quando passi
    e posi
    quattro piedi delicati
    sul suolo,
    fiutando,
    diffidando
    di ogni cosa terrestre,
    perché tutto
    è immondo
    per l'immacolato piede del gatto.

    Oh fiera indipendente
    della casa, arrogante
    vestigio della notte,
    neghittoso, ginnastico
    ed estraneo,
    profondissimo gatto,
    poliziotto segreto
    delle stanze,
    insegna
    di un
    irreperibile velluto,
    probabilmente non c'è
    enigma
    nel tuo contegno,
    forse sei mistero,
    tutti sanno di te ed appartieni
    all'abitante meno misterioso,
    forse tutti si credono
    padroni,
    proprietari, parenti
    di gatti, compagni,
    colleghi,
    discepoli o amici
    del proprio gatto.

    Io no.
    Io non sono d'accordo.
    Io non conosco il gatto.
    So tutto, la vita e il suo arcipelago,
    il mare e la città incalcolabile,
    la botanica,
    il gineceo coi suoi peccati,
    il per e il meno della matematica,
    gl'imbuti vulcanici del mondo,
    il guscio irreale del coccodrillo,
    la bontà ignorata del pompiere,
    l'atavismo azzurro del sacerdote,
    ma non riesco a decifrare il gatto.
    Sul suo distacco la ragione slitta,
    numeri d'oro stanno nei suoi occhi.


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  4. Un pò lunga ma efficace,mi fa sentire un... gatto!
    Ciao

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  5. [parlato] Lona che pensi? Lo sento che pensi a qualcosa. Non sono violento. Non ci ho niente da dimostrare io. Te lo sei inventata tu che ero il padrone... io non sono violento. La dovevi smettere di chiedere... è tutto lì. Ecco cosa dovevi fare...
    Chiedere, sempre chiedere!... E poi tu chiedi male... cioè, è quel chiedere e non chiedere, avere paura... ferita, ecco, sempre ferita, con quegli occhi lì... Guardala!
    Non c'è niente di peggio di chi ci resta male. Di tutti i modi di chiedere è il più tremendo. Meglio che uno dica: " voglio, voglio, voglio ", come (abbaia) mica (guaisce).
    Fai la vittima, eh? E quando fai la vittima credi di essere remissiva, e invece sei violenta. Ecco, si, sei tu che sei violenta. Eh, si. Perché, la violenza si fa solo col fucile? E la violenza non aggressiva? E la violenza docile? La violenza di chi non può essere abbandonato, di chi non ce la fa a star sola e fa quella faccia lì, quegli occhi lì che conosco a memoria, che fa finta di dire " tu puoi anche andartene via... "
    Non è vero, non è vero che esistono due possibilità. Io ce ne ho una sola... E questa è violenza. Non posso andar via perché mi ricatti, mi ricatti col tuo dolore assurdo!...
    Scusa... Mi ricatti con l'amore, col tuo grande amore.
    A me non mi fa niente bene essere amato molto. Almeno così. Dammi retta, appena uno ti ama così scappa. Non è mica gratis. E pensare che c'è chi si lamenta perché non è amato. Ma essere amato allora? È una cambiale... prima o poi la paghi. Una cambiale a scadenza indeterminata, ma che incombe... Un incubo.
    Mi piacerebbe essere un camionista coi vetri tappezzati di cani e di donne... Ma lì, solo lì, per guardarli prima di dormire. Insomma, si fa per dire... Non ti offendere, Lona, non l'ho detto per te. Certo, certo. Se ci avessi avuto un camion ti avrei portato con me.

    E poi mi ricordo
    che senza un preciso ricordo
    rivedevo gli amici come un convalescente
    camminando in posto affollato e un po' assurdo
    con la faccia di uno che ne ha passate tante
    e il mio orecchio un po' sordo, un po' assente, registrava
    le parole di un amico che mi raccontava

    tutto quello che era successo
    quando non c'ero.
    Statistica di coppia:
    sopravvissuti zero.
    [ Lona Lyrics on http://www.lyricsmania.com/ ]
    L'inizio su googlo Gaber Lona

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  6. Epitaffio fatto incidere dal celebre poeta inglese George Byron sulla tomba del suo amatissimo cane,
    un terranova di nome Boatswain (Nostromo),
    morto di rabbia.

    Qui sono sepolti i resti
    di chi possedeva bellezza senza vanità
    forza senza insolenza
    coraggio senza ferocia
    e tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi

    George Byron

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